Il primo mese post parto credo sia uno dei periodi più difficili per la vita di una donna, sia che si trovi alla sua prima gravidanza sia che abbia già avuto altri figli.
Se da una parte la donna deve prendersi cura del suo bambino è altrettanto importante che si prenda cura di se stessa e della sua salute.
Nel primo mese post parto è facile sottoporre il corpo a stress e sforzi che non è ancora in grado di sostenere.
Ciò può portare a dolori muscolo-scheletrici, come il mal di schiena, dolore al pube, al peggioramento della diastasi addominale o a disfunzioni a carico del pavimento pelvico.
È importante che la donna presti particolare attenzione ad alcune precauzioni da tenere nel primo mese post parto.
In questo articolo condivido con te i 10 consigli per il primo mese post parto che do alle mie pazienti.
1) Riposati
Nella società attuale viene richiesto alla donna di partorire sdraiata in posizione ginecologica e il giorno dopo di camminare per favorire il recupero.
La posizione litotomica, ovvero la classica posizione ginecologica, sebbene sia molto utile per il personale medico-sanitario è quella che in realtà meno favorisce la discesa del bambino nel canale materno durante il periodo espulsivo.
Fondamentalmente per due ragioni:
- il sacro e le articolazioni delle anche sono bloccate e ciò non permette di modificare i diametri del bacino;
- la pressione della testa fetale è diretta sul pube e non sulla parte posteriore della pelvi dove il pavimento pelvico dovrebbe accogliere il bambino per aiutarlo ad uscire.
Una volta che hai partorito è importante che ti riposi a letto.
Il passaggio del bambino attraverso la pelvi materna distende la vagina, il pavimento pelvico e la vulva e stira le articolazioni del bacino.
Le strutture muscolo-scheletriche della pelvi durante il parto hanno subito un enorme stress.
Tutto ciò unito all’azione degli ormoni che hanno reso articolazioni, legamenti, muscoli e tendini più lassi per nove mesi rende anche la semplice statica eretta un compito gravoso per la pelvi materna nel post parto.
Inoltre, la mancanza di tono a carico della parete addominale in assenza di strategie per la gestione degli sforzi e delle pressioni che si sviluppano all’interno dell’addome durante le attività della vita quotidiana, rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di una disfunzione a carico del pavimento pelvico.
Per questo è importante che nelle prime settimane tu prediliga il riposo a letto, che per allattare tu utilizzi la posizione sul fianco e che tu eviti di stare in piedi troppo a lungo.
2) No al marsupio e/o al babywearing1
Il marsupio e la fascia per il baby wearing permettono di avere il bambino con sé e allo stesso tempo avere le mani libere per svolgere altre faccende.
Sono quindi strumenti molto utili che allo stesso tempo procurano numerosi benefici: favoriscono il bonding, ovvero il legame madre-figlio2, aumentano la durata dell’allattamento3 e riducono l’agitazione nel bambino4.
Tuttavia nel primo mese dopo il parto l’utilizzo del marsupio o la pratica del baby wearing possono avere ripercussioni importanti sul pavimento pelvico della madre.
Sono attività sotto carico che implicano degli adattamenti posturali importanti.
Negli studi di Juanqueira et al.5 e di Schmid et al.6 quando i partecipanti allo studio tenevano in braccio o trasportavano sul petto il manichino di un bambino tendevano ad aumentare la lordosi lombare e la cifosi dorsale, aumentavano l’estensione del tronco e aumentavano l’attività dei muscoli paraspinali rispetto a quando non trasportavano alcun carico.
Brown et al.7 avevano osservato un aumento del picco di impatto verticale della forza di reazione al suolo e una forza di reazione antero-posteriore durante il cammino con il trasporto del bambino rispetto al cammino in scarico.
Nel primo mese dopo il parto il corpo della donna non è ancora pronto ad attuare correttamente queste strategie e ad affrontare le forze che tale compito può richiedere.
La pelvi è instabile per via degli ormoni e per il passaggio del bambino. L’addome e il pavimento pelvico sono gravemente ipotonici. La postura è completamente da riprogrammare.
Basti pensare che nell’immediato post parto già solo le posizioni antigravitarie, come la statica eretta e la posizione seduta, rappresentano di per sé un carico importante.
Sottoporre precocemente il corpo a un tale sforzo può pregiudicare la stabilità lombo-pelvica e determinare l’insorgenza di dolori a carico del rachide vertebrale e di disfunzioni a carico del pavimento pelvico.
Quindi, che fare?
Riposati e lascialo fare alla tua dolce metà!
Nei primi mesi la madre è il punto di riferimento del bambino ed è probabile che l’altro genitore si senta meno importante o escluso dal legame madre-figlio.
Far utilizzare il marsupio o la fascia all’altro genitore permette di farlo sentire parte di questo nuovo nucleo familiare e il bambino ottiene gli stessi benefici.
3) Fissa la valutazione del pavimento pelvico
Se prima e durante la gravidanza non hai effettuato nessuna valutazione del pavimento pelvico ti consiglio vivamente di farlo almeno nel post parto.
La maggior parte delle donne che soffre di incontinenza urinaria, incontinenza fecale, prolasso o altre disfunzioni a carico del pavimento pelvico riferisce che tutto è cominciato da dopo il parto.
Se le donne che non hanno avuto alcuna gravidanza riportano l’incontinenza urinaria da stress nel 10,9% dei casi, dopo il primo parto la prevalenza sale al 37,4%.
Anche il tipo di parto influisce sulla probabilità di soffrire di una disfunzione a carico del pavimento pelvico.
La probabilità di soffrire di un’incontinenza urinaria, di un’incontinenza fecale, di un prolasso, di essere sottoposta ad un intervento di riparazione, vescicale o rettale, o ad un’isterectomia è del 43% per il parto cesareo, del 58% per il parto vaginale spontaneo e del 64% per il parto strumentale.
Inoltre tra il parto cesareo elettivo e il parto cesareo effettuato durante il parto non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa per quanto riguarda il rischio di disfunzioni a carico del pavimento pelvico.
Dopo il parto è molto probabile che il tuo pavimento pelvico sia stato danneggiato o che necessiti della riabilitazione.
Grazie alla riabilitazione:
- non avrai più perdite urinarie, fecali o di gas;
- riuscirai a raggiungere il bagno senza bagnarti o sporcarti;
- non avrai più bisogno di usare pannolini o altri ausili per la continenza;
- non farai più sforzi per evacuare né dovrai più usare lassativi;
- saprai come gestire il mal di schiena, la stipsi, il dolore a livello del pube;
- eviterai il prolasso o il suo peggioramento;
- non avrai più dolore a livello dei genitali;
- non avrai più dolore durante o dopo i rapporti sessuali;
- migliorerai le sensazioni durante i rapporti sessuali e l’intensità dell’orgasmo.
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La valutazione del pavimento pelvico nel post parto rappresenta il primo passo per tornare ad avere un pavimento pelvico sano.
4) Fai attenzione alla postura
La posizione che il nostro corpo assume nello spazio ha delle relazioni importanti con il nostro pavimento pelvico.
La gravidanza comporta una serie di cambiamenti ormonali e biomeccanici che alterano la stabilità lombo-pelvica, l’equilibrio, la deambulazione, la respirazione e la competenza addominale.
L’aumento di peso e di volume dell’addome determina uno spostamento del baricentro che il corpo compensa portando in avanti testa e spalle, aumentando la cifosi toracica, la lordosi lombare e l’antiversione del bacino.
L’aumento di dimensioni dell’utero all’interno della cavità addominale determina poi una separazione fisiologica dei muscoli retti dell’addome e al termine della gravidanza la diastasi addominale è presente in tutte le donne.
Tutte queste modificazioni posturali a cui si assiste durante la gravidanza stravolgono la postura e favoriscono la comparsa di dolore a carico della colonna, di disfunzioni legate al pavimento pelvico ead un peggioramento della diastasi addominale.
Il recupero di una buona postura e la rieducazione ad un corretto schema respiratorio rappresentano i pilastri sui quali è fondamentale lavorare nella riabilitazione post parto per favorire il ritorno alle condizioni pregestazionali e permettere alla donna di tornare a svolgere le sue attività preferite.
5) Cerca sostegno
L’arrivo di un figlio sconvolge la vita, è un dato di fatto. Sarai estremamente vulnerabile e le insicurezze regneranno sovrane.
In questo periodo di rivoluzione della tua vita è importante circondarsi di persone che comprendano i tuoi bisogni e le tue necessità, che ti siano di supporto e che evitino di darti continuamente consigli non richiesti.
Chiedere aiuto è legittimo e necessario. Tutto da sola non è possibile mai, figuriamoci adesso.
Non rappresenta un fallimento né tantomeno ti rende meno madre. Al contrario ti aiuta a prenderti cura al meglio de tuo bambino.
6) Non sottovalutare l’allattamento
Se sei alla prima gravidanza, uno dei 10 consigli per il primo mese post parto che mi sento di darti è quello di non sottovalutare l’allattamento.
Molte madri alle prime armi mi hanno riferito che l’allattamento rientrava tra le principali difficoltà riscontrate dopo il parto.
Ma com’è possibile? Il corpo della donna non è biologicamente fatto per allattare?
Sebbene sia insito nella natura della donna, ciò non significa che sia facile e immediato.
Al contrario può essere molto stressante e demotivante e la donna può finire per abbandonarlo rapidamente.
Inoltre esistono alcuni fattori correlati al parto che al principio possono ostacolare l’allattamento come ad esempio il tipo di parto e l’utilizzo o meno di metodiche di induzione del parto.
Nello studio prospettivo di coorte di Wu et al.8 ricercatori hanno riscontrato che il parto cesareo ha degli effetti negativi sulle capacità della madre nel cominciare l’allattamento, il tempo di inizio e l’abilità a sostenere l’allattamento a 3 e a 6 mesi post-parto.
Tuttavia nello studio di Prior et al.9 è stato visto che una volta iniziato l’allattamento al seno, il parto cesareo non sembra rappresentare un problema.
Se vuoi o ti piacerebbe allattare il tuo bambino, il consiglio che ti do è quello di informarti sull’allattamento durante la gravidanza.
Esistono molte figure professionali formate e dedicate (ostetriche e consulenti per l’allattamento ne sono un esempio).
La Leche League Italia è un’associazione di volontariato che si dedica al sostegno delle mamme che desiderano allattare fornendo loro informazioni, sostegno e risorse utili.
Dai un’occhiata al loro sito!
7) Cinturone pelvico sì, fascia addominale no
Scommetto che la prima reazione sarà: “Qual è la differenza?”.
La prima differenza sta nella collocazione.
Come suggeriscono gli aggettivi, il cinturone si colloca a sostegno della pelvi mentre la fascia addominale si posiziona a sostegno dell’addome.
La seconda è data dall’utilizzo che ne viene fatto.
La fascia addominale viene utilizzata più per un uso estetico, ovvero contenere la pancia del post parto, mentre il cinturone pelvico ha un utilizzo più terapeutico.
Il cinturone pelvico infatti serve a dare quella stabilità che manca alla pelvi nel post parto.
Nonostante si utilizzi anche in gravidanza, soprattutto nei casi di dolore a carico della sinfisi del pube, il cinturone pelvico trova il suo massimo utilizzo nel post parto.
La relaxina è un ormone che viene prodotto in grandi quantità durante la gravidanza e nelle settimane succesive al parto. Serve ad aumentare l’elasticità delle articolazioni in previsione del parto.
Se da una parte ciò serve a far si che la pelvi materna sia capace di adattarsi meglio al passaggio del bambino, dall’altra determina un’ipermobilità e un’instabilità della pelvi.
Utilizzando il cinturone pelvico è possibile dare maggiore stabilità alla pelvi ed evitare i dolori muscolo-scheletrici a carico della sinfisi pubica, a carico del rachide lombare e favorire una corretta trasmissione delle pressioni intraaddominali evitando che queste si ripercuotano sul pavimento pelvico.
La fascia addominale invece ha un’azione iperpressiva in quanto costringe l’addome limitandone il movimento. Tale pressione generata all’interno dell’addome può gravare sul pavimento pelvico e portare a una disfunzione.
Per questo il suo utilizzo è assolutamente da evitare nel primo mese post parto e, se la vuoi utilizzare, da limitare ad occasioni circoscritte (una cena fuori, una cerimonia importante…) fino a quando non avrai recuperato la tonicità della parete addominale.
8) Panchetto e fibre alimentari per la tua regolarità intestinale
Nel primo mese post parto è possibile che tu abbia delle difficoltà, dolore o timore ad evacuare, specialmente se hai avuto una lacerazione o un’episiotomia.
In questa fase è importante che tu non faccia sforzi in quanto il tuo pavimento pelvico si trova in una condizione di estrema debolezza e potrebbe risentire degli aumenti di pressione durante le manovre di evacuazione.
È quindi importante che tu mantenga il tuo intestino regolare. Come?
Utilizzando il panchetto ad ogni evacuazione!
La posizione fisiologica per defecare è infatti la posizione della turca. In questa posizione i muscoli responsabili della continenza fecale si rilassano e permettono una facile espulsione delle feci.
Posizionare un panchetto sotto i piedi ad ogni evacuazione permette di ricreare la posizione della turca ed evitare gli sforzi defecatori.
Io lo consiglio anche per evitare la stipsi in gravidanza.
Inoltre per agevolare il transito intestinale è importante che nella dieta siano introdotte a diaria almeno 30 gr di fibre alimentari.
Si ritrovano soprattutto all’interno di frutta, verdura, ortaggi, legumi, cereali e rappresentano la parte che di questi alimenti non viene digerita, o che viene digerita solo in parte, dallo stomaco e dall’intestino.
Una volta raggiunto l’intestino, le fibre trattengono l’acqua e ammorbidiscono le feci rendendole più facili da evacuare.
9) Evita i rapporti sessuali penetrativi
Nel primo mese post parto ti consiglio di evitare i rapporti sessuali penetrativi.
Le pareti vaginali nel mese successivo al parto necessitano di tempo per recuperare la loro tonicità ed elasticità.
Potrai percepire la tua vagina come più ampia e potrai avere una riduzione delle sensazioni durante i rapporti sessuali o avere difficoltà a raggiungere l’orgasmo.
Se poi ha avuto un’episiotomia o una lacerazione potresti sentire dolore o avere timore della penetrazione.
Nello studio di Rathfisch et al.10 le donne che avevano riportato un’episiotomia e una lacerazione di secondo grado riferivano un calo della libido, una maggiore difficoltà a raggiungere l’orgasmo e una ridotta soddisfazione sessuale e sentivano più dolore durante i rapporti sessuali penetrativi rispetto a quelle che non avevano avuto lesioni.
Inoltre anche l’allattamento può avere dei riflessi sulla sfera sessuale.
Gli alti livelli di prolattina, ormone responsabile della lattogenesi, e il relativo calo degli estrogeni possono determinare un abbassamento del desiderio sessuale e ostacolare l’eccitazione e la lubrificazione vaginale11.
Il post parto rappresenta un’occasione per apprezzare altri aspetti della sessualità e costruirne una nuova con il tuo partner.
Il rapporto sessuale non si riduce al solo atto penetrativo. Esistono molte sfaccettature che spesso non consideriamo ma che possono essere altrettanto soddisfacenti per entrambe le parti.
Provare per credere!
10) Sii compassionevole con te stessa
Credo che non ci sia una donna che quando si ritrova il figlio tra le braccia pensi almeno una volta: “E ora? Che devo fare?”.
Senza dubbio l’ansia, il disorientamento e la preoccupazione avranno invaso e invaderanno i cuori di molte madri alla prima vista di un nuovo figlio.
“Quando nasce un bambino, nasce anche una madre” è uno slogan molto di moda, che si sente ripetere spesso.
È vero ed è sicuramente molto poetico ma è vero anche che nessuno nasce imparato, tantomeno per un compito così arduo come quello di madre.
Ci vorrà del tempo per conoscere tuo figlio, i suoi ritmi e le sue necessità. Sii compassionevole con te stessa.
Perdonati se sbagli, smetti di compararti e ricorda che è legittimo vergognarsi, sentirsi in colpa, inadeguata o triste.
Nessuno è perfetto e tutti commettiamo errori ma non lasciare che gli errori ti definiscano. Impara da questi.
Invece di pensare di essere una cattiva madre o di essere meno madre di altre per un motivo X, pensa:
“Questa volta è andata così… la prossima volta saprò come fare”.
La maternità è un cammino. Sicuramente incontrerai degli ostacoli e potrai cadere ma se sarai compassionevole con te stessa uscirai dalle difficoltà più forte di prima.
Ricordati che quello che stai facendo non è assolutamente facile e che, nonostante tutto, lo stai facendo. Lo stai facendo per quello che sono ora le tue capacità e possibilità.
Già questo lo rende straordinario.
Spero che tu abbia trovato utili questi consigli e se ti è piaciuto questo articolo fammelo sapere a info@pavimentopelvicoinfo.it!
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Note
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