Dott.ssa Benedetta Zucchi, Fisioterapista

Incontinenza in gravidanza – Perché e come fare per evitare le perdite

In questo articolo cercherò di spiegarti perché si possono verificare le perdite in gravidanza e come fare per evitare che possa capitare nuovamente.

Se sei arrivata fin qui è possibile che quello che sto per raccontarti ti suoni familiare.

Secondo-terzo trimestre di gravidanza. Dalle dimensioni della tua pancia si può ben capire che sei in dolce attesa.

Senti la vescica piena ma pensi: “Andrò più tardi”. Poi accade quello che pensavi non potesse mai capitarti:

perdere la pipì per uno starnuto, un colpo di tosse o perché hai preso in braccio l’altro figlio.

Realizzi.

“Mi sono fatta la pipì addosso”.

Ti senti incredula, disarmata e hai paura che possa ricapitarti.

Cerchi di capire come e perché è successo ma soprattutto cerchi di scoprire cosa fare perché ciò non riaccada possibilmente mai più.

Ed eccoci qua!

In questo articolo cercherò di spiegarti perché è comune soffrire di incontinenza in gravidanza e come fare per evitare le perdite.

Incontinenza in gravidanza: perché?

La gravidanza e il parto rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di disfunzioni a carico del pavimento pelvico.

Per disfunzioni del pavimento pelvico si intendono un insieme di condizioni cliniche come l’incontinenza urinaria e fecale, il prolasso degli organi pelvici, la stipsi, le disfunzioni sessuali, il dolore pelvico cronico e altre alterazioni della minzione, della defecazione e dell’attività sessuale-riproduttiva.

Durante la gravidanza il pavimento pelvico subisce varie modificazioni e tende a trovarsi in una condizione di ipotono per varie ragioni:

  1. gli ormoni rendono i muscoli del pavimento pelvico più lassi e più difficilmente reclutabili;
  2. si assiste ad un aumento del peso materno;
  3. il bambino cresce e aumenta il peso che i muscoli del pavimento pelvico devono sostenere.

Per questo il tono, ovvero la contrazione di base della muscolatura del pavimento pelvico, risulta ridotta e meno efficace nella sua funzione di sostegno e continenza ed è più facile che si verifichino perdite.

Una revisione sistematica del 2017 della Cochrane Library1 ha stimato che più di un terzo delle donne lamenta perdite urinarie nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza e circa un quarto riferisce perdite di gas e/o feci.

La presenza di incontinenza in gravidanza aumenta la probabilità di avere perdite anche nel post-parto.

Nel post parto le perdite urinarie sono maggiormente riportate nei primi tre mesi mentre un quinto lamenta le perdite di gas o di feci fino ad un anno dal parto.

Anche gli sforzi ripetuti per evacuare, gli sforzi durante l’attività fisica e le attività della vita quotidiana possono contribuire all’indebolimento del pavimento pelvico, soprattutto nei casi in cui non vi sia una buona stabilità lombo-pelvica.

Quando il nostro corpo prevede che di lì a breve avrà luogo un movimento o una perturbazione posturale, il sistema nervoso attiva con anticipo il diaframma, i muscoli addominali, della schiena e del pavimento pelvico per dare stabilità.

Se questi muscoli non lavorano correttamente in sinergia, l’eccessivo aumento di pressione che si verifica all’interno dell’addome durante questi sforzi si ripercuote sul pavimento pelvico contribuendo al suo indebolimento.

Uno dei motivi per cui questa sinergia può essere alterata è da ritrovarsi nel dolore.

È stato visto infatti che le donne che soffrono di lombalgia e di incontinenza urinaria hanno un’alterata reazione posturale anticipatoria.

Come fare per non perdere la pipì in gravidanza?

La strategia di molte donne è quella di prevenire le perdite recandosi di frequente al bagno. Questo però comporta altrettanti disagi e cattive abitudini minzionali e finisce per scatenare un’urgenza minzionale al minimo stimolo.

Per una buona funzionalità della vescica è bene evitare di fare spesso poca pipì “giusto per evitare che…”.

Bisognerebbe invece lasciar passare circa due ore tra una minzione e l’altra per espellere volumi consistenti di urina.

Questo fa sì che la vescica mantenga una buona capacità vescicale e una buona elasticità.

È comunque importante considerare che il tempo tra una minzione e l’altra varia molto in base ai liquidi che assumiamo e in che modo.

Trovi maggiori informazioni a riguardo nel mio articolo “10 consigli per un pavimento pelvico sano”.

La vera soluzione all’incontinenza in gravidanza è la riabilitazione del pavimento pelvico.

Questa si è dimostrata efficace nel ridurre il rischio di perdite non solo in gravidanza ma anche nel post parto.

L’allenamento della muscolatura del pavimento pelvico permette di rinforzare i muscoli e migliorarne il reclutamento.

Tuttavia è stato dimostrato che solo il 33% delle donne sa ed è in grado di contrarre correttamente il pavimento pelvico, un 40% ha un grado di forza insufficiente e un 8,5% non è capace di reclutare la muscolatura23.

Molte persone poi commettono errori alla richiesta di contrarre il pavimento pelvico.

La fisioterapia può aiutare a rendere più efficace la contrazione del pavimento pelvico sia in donne completamente inabili a contrarre ma anche in donne con un pavimento pelvico debole.

In riabilitazione abbiamo a disposizione vari strumenti per facilitare la presa di coscienza del pavimento pelvico che vanno dalle nozioni di anatomia e fisiologia del pavimento pelvico alle indicazioni verbali e all’esplorazione tramite l’aiuto di uno specchio, dalla palpazione di questi muscoli all’utilizzo del biofeedback45.

Ci tengo a precisare che la riabilitazione del pavimento pelvico non si limita agli esercizi di Kegel.

Il pavimento pelvico è un complesso sistema integrato che collabora con altri muscoli nel mantenimento della postura e per fornire stabilità al nostro corpo durante i movimenti.

È importante che vi sia una corretta sinergia tra addome e pavimento pelvico affinché siano evitate sintomatologie dolorose, come il mal di schiena, e disfunzioni perineali, come l’incontinenza e il prolasso, soprattutto durante la gravidanza.

Anche un’alterazione del diaframma può determinare un’errata trasmissione di pressioni all’interno dell’addome e contribuire allo sviluppo delle disfunzioni del pavimento pelvico.

Per questo la riabilitazione non si occupa solo di rinforzare la muscolatura del pavimento pelvico.

Il suo compito è quello di valutare e rieducare l’intero sistema che permette di fornire un centro stabile al nostro corpo.

Il mio programma di accompagnamento alla nascita, Parto in Forma, è nato proprio per aiutare le future mamme a tenersi in forma durante la gravidanza nel rispetto della sinergia tra addome e pavimento pelvico così da prevenire le perdite sia prima che dopo il parto.

Si basa su esercizi funzionali adattati in base al trimestre che prendono spunto dalle attività della vita quotidiana proprio per cercare di migliorare la postura e l’esecuzione dei movimenti basilari che facciamo nella vita di tutti i giorni proteggendo il pavimento pelvico.


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Ti aspetto!

Note

  1. Woodley SJ, et al. Pelvic floor muscle training for prevention and treatment of urinary and faecal incontinence in antenatal and postnatal women. Cochrane Database Syst Rev 2017;12(12):CD007471.doi: 10.1002/14651858.CD007471.pub3.
  2. Uechi N, Fernandes ACNL, Bø K, et al. Do women have an accurate perception of their pelvic floor muscle contraction? A cross‐sectional study. Neurourology and Urodynamics. 2019;1–6.
  3. Vermandel A, De Wachter S, Beyltjens T, D’Hondt D, Jacquemyn Y, Wyndaele JJ. Pelvic floor awareness and the positive effect of verbal instructions in 958 women early postdelivery. Int Urogynecology J 2015;26(2):223‐228.
  4. Elaine Cristine Lemes Mateus-Vasconcelos, Aline Moreira Ribeiro, Flávia Ignácio Antônio, Luiz Gustavo de Oliveira Brito & Cristine Homsi Jorge Ferreira. Physiotherapy methods to facilitate pelvic floor muscle contraction: A systematic review. Physiotherapy Theory and Practice 2018;34:6,420-432.
  5. Vermandel A, De Wachter S, Beyltjens T, D’Hondt D, Jacquemyn Y, Wyndaele JJ. Pelvic floor awareness and the positive effect of verbal instructions in 958 women early postdelivery. Int Urogynecology J 2015;26(2):223‐228.

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